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Pubblicato da Liceo Artistico Sabatini-Menna su Venerdì 11 marzo 2016

martedì 26 gennaio 2016

L'anfiteatro "Leopardiano" a Sezze

Un muro rappresenta un elemento architettonico che definisce un limite territoriale suscitando un'attrazione inconscia quasi inspiegabile. 

Muro e limite rappresentano due aspetti fondamentali per esprimere un pensiero in merito al progetto urbano che si vuole realizzare sull'area adibita a mercato settimanale e sita nei pressi dell'ex anfiteatro. Giorni fa, ho potuto apprendere dai giornali che esiste l'intenzione di abbattere il muro di cinta che delimita i due ambiti territoriali, ovvero l'area del mercato e quella dell'ex teatro sacro.


Sempre in merito a quest'area, tempo fa, sono state espresse opinioni da vari soggetti e da rappresentanti di associazioni di categoria, richiamando l'attenzione ad intervenire su questa specifica area con la necessaria riflessione per meglio comprendere gli effetti delle trasformazioni prodotte negli anni sull’ambiente, sia dal punto di vista fisico che visivo.
Proprio queste opinioni  confermano la necessità di pensare ad una riqualificazione dell'area che tenga conto delle uniche tracce storiche sopravvissute allo scempio perpetrato sull'ex anfiteatro. L'approccio progettuale da mettere in pratica deve racchiudere una grande sensibilità tale da sviluppare un tipo d'intervento di recupero dell'area e non certamente quello di proseguire il feroce accanimento di distruzione palesato negli anni e rafforzato dal "monumento all'ignoranza" cosi come definito da autorevoli colleghi.
Per maggiore chiarezza sulla mia posizione di difesa del muro, faccio un esempio pratico introducendo il concetto con due domande.



Qual è la percezione che si avverte in uno spazio rinascimentale? 

Che sensazione si prova quando si passeggia per le vie di un centro storico medioevale?


Il cittadino prova un piacevole senso di benessere oggettivamente inspiegabile e non sa per quale motivo quegli spazi urbani trasmettono questa piacevole sensazione. Certo è che quei luoghi sono definiti da elementi architettonici collocati in modo da formare uno spazio urbano limitato e proporzionato sull'esigenza dell'essere umano, tale da contribuire alla qualità di vita che vi si svolge.



Quando, invece, questo spazio non ha valenza urbana ed è indefinito, come lo è l'area del mercato settimanale, togliere l'unico elemento certo che limita fisicamente lo sguardo e il piacere della scoperta, potrebbe essere considerato un grave errore progettuale così da provocare al fruitore un senso di smarrimento. La scoperta va  intesa come  rievocazione del gioco infantile da espletare con camminamenti sospesi verso la pianura pontina e rafforzando l'elemento muro come asse attrezzato; lo sguardo va inteso come caratteristica principale dell'idea d'infinito leopardiano da realizzare con bucature sul muro così da incorniciare scorci di paesaggio.
"Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude".



Una metafora  poetica per contribuire, in piccola parte, a restituire dignità a quel luogo fisicamente scomparso ma, ancora vivo nella memoria dei setini.



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